Dalla medicina estetica alla terapia infiltrativa.
Anche se il rapporto di causa-effetto tra psoriasi e cibo non è stato scientificamente dimostrato, una scorretta alimentazione è in grado di peggiorarne il quadro clinico, aumentando lo stato di infiammazione.
Psoriasi: cosa mettere a tavola
I cibi da prediligere sono, oltre a frutta e verdura, gli alimenti che contengono sostanze ad attività antinfiammatoria, in particolare quelli ricchi di acidi grassi poli-insaturi Omega 3.
Questi sono presenti in:
• cibi di origine vegetale: legumi, frutta secca, olio di lino, olio di soia, vegetali a foglia verde;
• cibi di origine animale: tonno, sgombro, salmone, sardina.
Da limitare fortemente, senza però criminalizzare nessun alimento, i cibi che favoriscono l’infiammazione, quali: fritti, insaccati, carni rosse e prodotti ricchi di zucchero raffinato.
In generale, la dieta mediterranea contribuisce a migliorare tutte le malattie infiammatorie cutanee grazie ad apporti bilanciati di pesce, verdure, frutta e carboidrati. La dieta mediterranea, grazie al suo elevato contenuto in fibre, verdure e olio d’oliva (quest’ultimo ricco di acidi grassi poli-insaturi) ha un potenziale anti-infiammatorio e anti-ossidante.
Da studi recenti è emerso il ruolo negativo del glutine nell’innescare i processi infiammatori a causa della sua capacità di attivare il microbioma intestinale. Per questo motivo ai pazienti affetti da psoriasi si consiglia di attenersi alla dieta mediterranea, assumendo però pane e pasta senza glutine, meglio se integrale.
Per chi non lo sapesse, in occasione della scorsa Giornata Mondiale della Psoriasi (29 Ottobre 2020), l’associazione APIAFCO – Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza, ha messo a disposizione una collana di ben 8 volumi dedicati alla corretta alimentazione per chi soffre di malattie infiammatorie della cute e non solo.
Migliorare la Psoriasi: non è solo una questione di cibo
- È stato dimostrato che sovrappeso, fumo e abuso di alcolici non solo favoriscono la comparsa della malattia in chi è geneticamente predisposto, ma possono inoltre influenzarne negativamente il decorso.
- Ad oggi, tra i probiotici in commercio, l’unico che vanta una buona letteratura in merito alla sua attività nella riduzione dell’infiammazione da psoriasi è il Lactobacillus Reuteri (studi condotti su topi germ-free hanno confermato una riduzione dell’ispessimento cutaneo e un pelo più folto e lucido. Sull’importanza dell’asse pelle-intestino si veda anche Gatta R., 2019, “Psoriasi: ulteriori conferme sul ruolo del microbiota intestinale”).
- In un recente studio statunitense condotto dalla University of Kansas (2019), si legge che la carenza di Vitamina D potrebbe essere una delle cause della psoriasi. I risultati sono pubblicati in un paper open access sul Kansas Journal of Medicine e sono stati condotti su 693 pazienti con psoriasi e 6.200 casi di controllo che non avevano la malattia. Lo studio non è in grado di stabilire la relazione di causa-effetto fra la carenza di Vitamina D e la patologia, per questo motivo gli autori concludono che sarebbero necessari ulteriori approfondimenti, anche per capire se un paziente psoriaco possa trarre reali benefici dalla supplementazione con questo componente (integratori alimentari). Una certezza è che in alcuni casi di psoriasi, l’esposizione al sole ha contribuito ad alleviare i sintomi della malattia – che rimane comunque una patologia multifattoriale dovuta a varie cause – ed è proprio durante questa che il nostro organismo produce Vitamina D, motivo per il quale gli scienziati si soffermano sull’importanza del suo ruolo.
* Circa l’80% del fabbisogno di Vitamina D è garantito dall’irradiazione solare, solo pochi alimenti ne contengono quantità significative. In particolare: olio di fegato di merluzzo, pesci grassi (es. sgombro, tonno, salmone), formaggi grassi, uova (tuorlo), carne di fegato, funghi.
Una certezza è che in alcuni casi di psoriasi, l’esposizione al sole ha contribuito ad alleviare i sintomi della malattia – che rimane comunque una patologia multifattoriale dovuta a varie cause – ed è proprio durante questa che il nostro organismo produce Vitamina D, motivo per il quale gli scienziati si soffermano sull’importanza del suo ruolo.